PERCHÉ

Perché rivolgersi ad un professionista, ad uno psicologo, ad uno psicoterapeuta?
Quando si parla di psicologia a volte si rischia di associare il lavoro che si fa ad un sintomo, un disturbo, un malessere. Potrei scrivere un elenco lunghissimo di sintomi e disturbi per dire di cosa mi occupo nella mia pratica clinica.
Giusto per fare qualche esempio si può lavorare su depressione, bipolarismo, alcolismo, dipendenza da sostanze o senza sostanze (da gioco, da internet, sessuale, affettiva, da shopping, da lavoro, da esercizio fisico), insonnia, ansia, ossessioni e compulsioni, attacchi di panico, agorafobia, fobia sociale, fobie specifiche, ipocondria, disturbi dell’alimentazione (anoressia, bulimia, alimentazione incontrollata o binge eating disorder), dismorfofobia, disabilità, malattie psico-fisiche invalidanti che provocano sofferenza psicologica e fisica.
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Ma si possono usare termini meno “tecnici” come anche scoppi di rabbia, sbalzi d’umore, paura di essere sbagliati o fatti male o giudicati, non aver voglia di fare niente, sentirsi stressati, tristi, senza forze, “falliti” o senza valore, in allerta e tesi, scomodi o non adatti, non abbastanza, vuoti o senza energia, senza fiducia, senza controllo, persi, bloccati o rendersi conto che si ricade nelle situazioni… Potrei andare avanti.
La realtà è che io non lavoro con i sintomi dei miei pazienti. I sintomi ci sono, portano molta sofferenza, ma se ci soffermiamo esclusivamente su di loro la nostra vita diventa una gabbia. Invece insieme possiamo iniziare una strada nuova, che ci fa vedere quanto i sintomi possano addirittura essere utili perchè portano a chiedere aiuto. Il mio compito è guidare durante questo cammino verso il centro, verso l’interno, verso ciò che davvero conta: le nostre qualità, le risorse, la forza, la determinazione, la calma, la pazienza, la curiosità, l’onestà, l’entusiasmo, la fiducia, il coraggio, la dolcezza, la comicità, l’accoglienza, la saggezza, l’equilibrio,… noi stessi. Tutto il pacchetto. E quando dico tutto il pacchetto intendo non solo le parti spiacevoli o piacevoli. Scoprirci, ritrovarci, e volerci bene. Voler bene a noi stessi, anche nelle nostre contraddizioni, anche nelle nostre imperfezioni. Almeno, ci si prova, ci si allena.

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